Cose che non si raccontano

Lattanzi Antonella - Autore

Einaudi (2023) - Editore

4.1
(7)
7 recensioni


Ci sono cose che non si raccontano perché le parole sono scogli nel mare. Ci sono cose che non si raccontano per vergogna, rabbia, troppo dolore, e perché se non le racconti, in fondo puoi sempre credere che non siano successe. Antonella e Andrea vogliono un figlio: adesso lo vogliono proprio, lo vogliono assolutamente. Ma è come se non ci fosse niente di semplice, nel desiderio più naturale del mondo: tutto ciò che può andare storto andrà storto, anche l’inimmaginabile. Antonella Lattanzi ha trovato parole esatte per questa storia, che è sua e di tutte le donne – ambiziose, indecise, testarde, libere di scegliere. Un libro emozionante, che non si riesce a smettere di leggere, straordinariamente contemporaneo. «Questo libro mi ha toccato nel profondo. La letteratura è un’arte magica, e Antonella Lattanzi ha scritto un romanzo che è una benedizione, una maledizione, una catarsi» (Nicola Lagioia). Non è mai il momento giusto per fare un figlio. Prima vogliamo vivere, viaggiare, lavorare. Antonella vuole diventare una scrittrice: la sua è un’ambizione assoluta, senza scampo. Per questo a vent’anni, per due volte, interrompe volontariamente la gravidanza. Quando anni dopo si sente invece pronta, con un compagno a fianco, è il suo fisico a non esserlo. E così inizia l’iter brutale dell’ostinazione, dell’ossessione, della medicalizzazione. Certi supplizi, le aspirazioni inconfessate, la felicità effimera e spavalda, la sofferenza e la collera. Si direbbe una storia già scritta, ma qui non c’è nulla di consueto: è come raccontare da dentro una valanga, con la capacità incredibile, rotolando, di guardarsi e non crederci, e sfidarsi, condannarsi, sorridersi per farsi coraggio. In un crescendo di indicibile potenza narrativa, Antonella Lattanzi descrive (sulla sua pelle) la forza inesorabile di un desiderio che non si ferma davanti a niente, ma anche i sensi di colpa, l’insensibilità di alcuni medici, l’amicizia che sa sostenere i silenzi e le confidenze più atroci, il rapporto di coppia sempre sul punto di andare in frantumi, la rabbia ferocissima verso il mondo (e le donne incinte). Tenendo il lettore stretto accanto a sé, incollato alla pagina, con un uso magistrale del montaggio, capace di creare una suspense da thriller. La cosa strabiliante è che pur raccontando una storia eccezionale, e cruda, questo romanzo riesce in realtà a parlare in modo vero, e profondamente attuale, di tutte le donne – madri e non madri – che in un punto diverso della loro vita si sono chieste: desidero un figlio? qual è il momento giusto? dovrò rinunciare a me stessa, alle mie ambizioni? e perché tutte restano incinte e io no? «Ho una diga nella testa dove stanno nascoste tutte le cose che fanno davvero troppo male. Quelle cose, io non voglio dirle a nessuno. Io non voglio pensarle, quelle cose. Io voglio che non siano mai esistite. E se non le dico non esistono».
Autore
Lattanzi Antonella
Titolo originale
Cose che non si raccontano
Traduttore
-
Editore
Einaudi
Collana
Supercoralli
Anno edizione
2023
In commercio dal
Formato
Libro rilegato
Pagine
216
Dimensioni
-
Codice EAN
9788806259457

Cose che non si raccontano

Lattanzi Antonella - Autore



Cose che non si raccontano


Recensioni

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Libreria Ubik Erice

Davvero ognuno di noi ha dentro un mondo che non racconta a nessuno, neanche alla persona più fidata, più amata. Perché fin quando non lo dici puoi sempre far finta che quel mondo non esista, che non sia mai esistito, ma se lo racconti, allora diventa tutto vero. Antonella Lattanzi, raccontando con estrema sincerità, a volte anche forzandosi nel non edulcorare nulla, la sua storia, racconta la storia di tutti noi. I silenzi, la vergogna, le paure, i sensi di colpa, la rabbia. E racconta anche di quanto le amicizie, le persone care possano essere fondamentali nella nostra vita e di quanto lo siamo noi stessi. Da leggere assolutamente!

Carla Bonfitto

Un libro di una sincerità disarmante e, soprattutto, pieno di luce, di desiderio e di speranza. Da leggere con il giusto respiro.

Giulia Papalia

Scriveva Antonella Lattanzi in Questo giorno che incombe: “Come spiegare cosa vuol dire perdere una passione che ti ha accompagnata per tutta la vita? Di cui non sai dire l'inizio, perché è sempre stata con te, da che hai memoria. Una passione che è stata come una persona, un amante, un amico, un padre, una madre, una sorella - di più, molto di più -, l'amore, e che non ti ha mai abbandonata. Anche nei momenti in cui eri sola, in cui tutto andava male, e avevi perso tutto, e nessuno poteva venire a salvarti: tu non eri mai davvero sola, non avevi mai perso davvero tutto: perché c'era lei, ed era inseparabile da te. E ti dicevo Dio, mio dio, come farei se un giorno non ci fosse più, se mi disabitasse?” Di tutto ciò che viveva in quel libro io avevo memorizzato questo: l’unica perdita che non c’è stata, penso presuntuosamente, salvando l’autrice. Cose che non si raccontano è tutto il calvario a cui Antonella Lattanzi, in quanto donna, in quanto donna quarantenne, quanto donna con un lavoro impegnativo, è sopravvissuta. Racconta di ospedali barbarici, di infermiere feroci che affibbiandosi superbamente messaggere della parola di Dio hanno trasformato la donna davanti a loro in un oggetto, un oggetto sbagliato. Racconta di un’autrice a cui - dato che scrive anche di maternità, è lecito chiedere «Ma lei ha figli?». Non ho mai sentito di interviste ad autori che scrivono di paternità a cui lo chiedono. Cose che non si raccontano è un libro del dolore, un libro coraggioso che ringrazio l’autrice di aver scritto, perché avrà sicuramente scritto per sé, ma è un libro per tutte in maniera diversa. È un libro anche per la me trentenne dubbiosa, terrorizzata dall’orologio biologico, dalle mie compagne di classe che diventano madri, dalle mie aspettative di bambina e ragazza - a 28 anni avrò un figlio e la vita che desidero, dall’inadeguatezza del mio saper solo essere figlia, dalla paura dell’infertilità, dai problemi, dalla domanda sulla verità di questo desiderio che dico di avere che collide col tempo che passa rendendomi a scadenza. È una storia per chi ha abortito accanto a donne che partorivano, senza alcuna minima pietà - e non che serva la pietà, servirebbe il rispetto, ma se si parla di ospedali cattolici allora se proprio non volete rispettare abbiate pietà. È una storia per tutte le donne, considerate come macchine da aprire, sistemare, revisionare. È la storia di tutte quelle persone che in un momento così si vorrebbero mandare affanculo. È anche la storia di qualche medico dal cuore umano e la storia di amicizie con cui affrontare dolori finora sconosciuti, imparando a conoscersi da zero, ad andare oltre i silenzi, vomitando, appunto, cose che non si raccontano. Sembra una storia finta, impossibile concentrare tutta la serie di atrocità subite in 200 pagine, raccontate con un ritmo così serrato, mai un attimo di respiro. Mi scuso con l’autrice se leggendo queste parole potrà pensare che io abbia parlato in modo poco rispettoso della sua storia, appropriandomi di alcune sue paure, leggendola nuda tra le parentesi, cercando segnali che mi dicessero che era solo finzione purtroppo smentiti dal contesto dell’uscita di Questo giorno che incombe, desiderando di abbracciarla provando un dolore incondivisibile. La realtà è che come molte volte mi capita quando non so bene cosa dire, pesto merde cercando di manifestare boh, un qualcosa di simile al supporto ma che non posso in alcun modo definire tale - io le parole non le so usare granché bene.

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Lattanzi Antonella

 
Antonella Lattanzi (Bari, 1979) è una scrittrice e sceneggiatrice italiana.
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